È “un incontro di amicizia e complicità”, come loro stessi lo definiscono, quello tra Miguel Benasayag e Ugo Morelli, il primo a dibattere insieme dei temi affini di cui da sempre si occupano. Un’opportunità unica, che Synasis offre ai suoi iscritti per fare il punto sulla crisi dell’individuo nell’epoca difficile che stiamo vivendo, cercando di proporre una diagnosi del malessere diffuso e individuare prospettive di cura.
Benasayag esordisce indicando l’angoscia quale asse che struttura ormai le nostre vite, attanagliate dalla visione di un futuro non più “promessa”, bensì “minaccia”. Il caos permea non solo l’individuo, ma l’intera società, da almeno un decennio, impedendoci di programmare. Una situazione storicamente inaudita – non ha remore a definirla da filosofo – caratterizzata da un orizzonte fosco e da una sempre più diffusa violenza. Usciti da quella modernità che si apriva ottimisticamente sul domani, dobbiamo invece fare i conti coi guasti di una concezione eurocentrica e coloniale, predatrice del pianeta e indifferente alle sue creature. D’altra parte, riflette Benasayag con visione da psicoanalista, non possiamo neppure ripiegarci su un pessimismo intellettuale narcisistico, ma dobbiamo chiederci invece come reagire, come curare. Insomma: “che fare?”.
Morelli, che trova una forte risonanza del lavoro di Benasayag con il proprio, approfondisce il tema della crisi del legame sociale, dell’indifferenza diffusa che ha ormai provocato la sospensione della risonanza affettiva tra noi. Lo psicologo ammonisce come sia ormai necessario riconoscere di essere solo una parte dell’universo, deponendo la presunzione delirante che tutto sia stato creato per noi umani. Un atteggiamento di assoluto egoismo, che si inserisce nel permeante contesto neoliberista. Dovrebbe invece scomparire la convinzione di essere l’ultima generazione, contemplando finalmente il passaggio generazionale. Morelli suggerisce di cercare nel presente le condizioni per l’emancipazione, un “hic et nunc” che apra al futuro, basato sulla “relazione”. Lavoro e ambiente gli ambiti dove iniziare ad applicarla.
Nella crisi irreversibile dell’antropocene i due studiosi concordano sulla formulazione propositiva di una “nuova educazione”, condizione ormai necessaria di questo presente.